Restare amici è davvero possibile?

“Possiamo restare amici.”

È una frase che suona nobile, matura, moderna. Ma per chi vive (o ha vissuto) una limerence, spesso è solo un altro modo per non tagliare il filo.

L’amicizia con il LO (Limerent Object, la persona oggetto delle nostre ossessioni) è uno dei temi più delicati e controversi. Perché in teoria può sembrare un buon compromesso: smettere di sperare in qualcosa di romantico, ma non rinunciare del tutto alla presenza dell’altro. In pratica, però, è spesso un meccanismo di autosabotaggio.


Perché vogliamo restare amici del LO?

  • Per non perderlo del tutto.
  • Per restare “vicini”, anche se non possiamo stare insieme.
  • Perché la sola idea di un distacco netto ci sembra insopportabile.
  • Perché ci aggrappiamo alla speranza che, con il tempo, qualcosa possa cambiare.

Dietro la parola “amicizia” si nasconde spesso una zona grigia, ambigua, carica di aspettative latenti. E ogni messaggio, ogni chiacchierata, ogni gesto gentile può riattivare l’ossessione.


Quali sono i rischi?

  1. Rimanere esposti. Ogni contatto può diventare una nuova dose di dopamina.
  2. Confondere i segnali. Un gesto amichevole può essere letto come interesse romantico.
  3. Bloccare il processo di guarigione. Non c’è abbastanza distanza emotiva per disintossicarsi.
  4. Rinforzare la speranza. Anche inconsciamente, si resta legati a un futuro immaginario.

E se lo voglio davvero come amico?

Può succedere. Ma deve essere una scelta lucida, consapevole, fatta quando la limerence è completamente svanita. Non basta dirsi che è finita: bisogna che il corpo, la mente e le emozioni siano allineate. E questo, nella maggior parte dei casi, richiede distanza, tempo e un periodo di no contact totale.

Solo quando si è davvero liberi, si può capire se quel legame può trasformarsi in qualcosa di sano. E spesso, a quel punto, non ne sentiamo nemmeno più il bisogno.


Restare amici del LO è una delle illusioni più forti e più pericolose della limerence. Non è generosità, non è maturità. È solo un modo elegante per non lasciar andare.

E per guarire davvero, a volte bisogna chiudere. Anche quando fa malissimo.

2 risposte a “Restare amici è davvero possibile?”

  1. Io ho provato a sparire. Gliel’ho scritto chiaramente: “Per me è troppo difficile, ho bisogno di prendere le distanze.”

    Lui ha detto che capisce, che non vuole farmi soffrire, però poi continua a scrivermi ogni tanto. Sempre gentile e “amichevole”

    Io mi sento impazzire. Vorrei rispondere, ma poi ricado nel loop. Vorrei ignorarlo, ma mi sento cattiva. E comunque mi manca. Non so più che fare. Come si fa a difendersi se l’altro continua a voler restare nella tua vita “da amico” e tu invece lo ami ancora?

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  2. Ciao Giulia, quello che descrivi è uno dei casi più difficili — e purtroppo anche più frequenti.

    La verità è che non si può parlare di vera amicizia quando da una parte c’è ancora un coinvolgimento emotivo profondo. L’equilibrio è falso, e tu lo stai pagando con la tua fatica quotidiana.

    Va benissimo voler essere generosi, ma mettere i propri bisogni al secondo posto non è generosità: è autosacrificio.

    Se lui è al corrente dei tuoi sentimenti, ignorare la tua richiesta di distanza non è rispetto, è egoismo travestito da buona educazione.

    E capisco perfettamente quanto sia difficile: perché c’è una parte di te che non vuole davvero la distanza. Che spera ancora. Che si aggrappa.

    Ma quella parte non è la più sana. E ogni volta che lui riappare, quella parte si riattiva.

    Difendersi, in questo caso, significa non aspettarsi che sia lui a fare il passo giusto. Significa proteggerti anche da chi si comporta bene, ma fa male comunque.

    È difficile, ma tu meriti la pace. E quella pace arriva solo quando sei tu a decidere che è ora di smettere di ferirti. Anche se fa male. Anche se ti manca.

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CHI SONO

Mi chiamo Nada. Non sono una psicologa né una neuroscienziata, ma una ricercatrice che ha vissuto in prima persona l’esperienza della limerence. Il mio obiettivo è raccogliere e condividere le migliori fonti e informazioni disponibili per aiutare chi si trova alle prese con questa condizione, offrendo supporto e comprensione attraverso la conoscenza.

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