Le fasi della limerence

La limerence segue un percorso che si sviluppa attraverso tre fasi principali: infatuazione, cristallizzazione e dissoluzione. Ognuna di queste fasi è caratterizzata da meccanismi emotivi e neurologici distinti che influiscono profondamente sull’individuo.

1. Infatuazione

La fase iniziale della limerence è simile a un colpo di fulmine. L’individuo prova un’intensa attrazione verso una persona, il Limerent Object (LO), accompagnata da:

  • Euforia: La presenza o i segnali positivi del LO generano un rilascio di dopamina, creando una sensazione di piacere e appagamento.
  • Fantasie romantiche: L’immaginazione dell’individuo amplifica ogni interazione con l’LO, idealizzandolo e ignorandone i difetti.

Mentre la prima fase di infatuazione è comune nelle relazioni romantiche e coincide con l’inizio dell’innamoramento, la differenza cruciale tra innamoramento e limerenza sta nella seconda fase, la cristallizzazione. La tendenza a sviluppare la cristallizzazione dipende in gran parte dalla predisposizione individuale alla limerence, spesso associata a periodi di particolare vulnerabilità emotiva. Eventi o cambiamenti importanti come lutti, divorzi, malattie, trasferimenti in un’altra città o paese possono predisporre l’individuo a questa esperienza. Inizialmente, la limerence può fungere da distrazione, distogliendo l’attenzione da problemi più gravi. Tuttavia, può anche rappresentare l’espressione di bisogni insoddisfatti (unmet needs), traumi non risolti, o aspetti personali che richiedono guarigione e attenzione, spesso affrontabili con un percorso terapeutico.

Nel mio caso, le infatuazioni capitavano spesso, ma, se non c’erano le premesse per una relazione, rimanevano per lo più innocue fantasie romantiche che si fermavano nella mia testa e svanivano nel giro di poche settimane o mesi. Tuttavia, ciò che mi ha condotto alla fase di cristallizzazione è stata una combinazione di fattori: il contesto difficile in cui mi trovavo all’epoca che mi rendeva particolarmente vulnerabile (tra cui il trasferimento all’estero, la pandemia, problemi di salute in famiglia e difficoltà sul luogo di lavoro, mancanza di obiettivi) e il comportamento ambivalente del mio LO. 

2. Cristallizzazione

La fase di cristallizzazione è il cuore della limerence e spesso la più intensa. L’esperienza della limerence riguarda esclusivamente l’individuo che la prova. Come dicevamo prima, è spesso l’espressione di qualcosa che non va: bisogni insoddisfatti, momenti di difficoltà o di vulnerabilità, mancanza di obiettivi, convinzioni sbagliate o carenza di autostima.

Tuttavia, in questa fase, il ruolo del Limerent Object (LO), la persona oggetto del desiderio, diventa cruciale. Spesso il comportamento del LO, caratterizzato da inconsistenza e “mixed signals” (segnali di interesse misti a segnali di disinteresse), alimenta il protrarsi dell’infatuazione fino a farla diventare ossessiva. Molti LO mostrano tratti di personalità narcisistica, evitante (avoidant) o sono a loro volta persone con nodi emotivi irrisolti (sono dei “malesseri” insomma). Queste persone mettono in atto, più o meno inconsapevolmente, un meccanismo di tira e molla che ci tiene agganciati. Parleremo ampiamente dei LO in post successivi. 

In questa fase di cristallizzazione, si osservano:

  • Diminuzione del picco di dopamina: Lo stimolo positivo proveniente dal LO non provoca più un’euforia intensa, ma diventa necessario per stabilizzare l’umore.
  • Dipendenza emotiva: L’individuo si trova intrappolato in un ciclo di speranza e incertezza:
    • Speranza: L’aspettativa di una reciprocità da parte del LO.
    • Incertezza: La mancanza di segnali chiari o comportamenti ambivalenti da parte del LO.
  • Intrusività dei pensieri: Pensieri ossessivi sul LO dominano la mente, interferendo con le attività quotidiane.

È qui che la limerence comincia veramente a diventare un problema. Ai momenti di euforia si alternano momenti di forte ansia (dovuti all’incertezza sul comportamento del LO) e di depressione (in presenza di segnali di disinteresse o rifiuto). L’umore diventa completamente dipendente da questi segnali. Puoi vincere la lotteria ed essere comunque triste perché lui/lei non ha risposto al tuo messaggio; allo stesso modo, puoi affrontare una perdita personale ma sentirti felice solo perché lui/lei ha “cuorato” una tua storia. È in questa fase che ti rendi conto di aver perso il controllo sul tuo umore, sui tuoi pensieri e sulle tue azioni. E, nonostante il desiderio di uscirne, ti senti intrappolato perché ormai la tua dipendenza emotiva è radicata. 

3. Dissoluzione

La fase finale della limerence è caratterizzata dal deterioramento dell’ossessione. Purtroppo la fase di cristallizzazione può durare anche diversi anni, se non si interviene sui meccanismi che ci tengono attaccati alla persona oggetto dei nostri desideri. Di solito la dissoluzione avviene attraverso diversi meccanismi:

  • Transfer: L’attenzione dell’individuo si sposta su un nuovo LO, portando a una graduale disconnessione emotiva dal precedente.
  • No contact: La cessazione completa del contatto con il LO permette al cervello di interrompere il ciclo di dipendenza.
  • Esaurimento emotivo: Prima o poi, con il tempo, l’intensità della limerence diminuisce naturalmente, lasciando spazio a una visione più razionale della relazione.

Purtroppo non esiste una durata predefinita per la limerence. Dorothy Tennov, nel suo libro, indica un periodo medio che varia dai 18 mesi ai 3 anni. Tuttavia, in alcuni casi, può durare meno, mentre in situazioni estreme può anche protrarsi per diverse decadi.

Per affrontare la limerence, è fondamentale intraprendere un percorso che integri “distruzione” e “ricostruzione” (aspetti che approfondiremo in post successivi).

La distruzione si concentra su diversi aspetti:

  • Eliminare l’associazione tra il LO e lo stimolo positivo nel nostro cervello.
  • Rompere definitivamente il legame con il LO (e questo significa che no, non possiamo nemmeno essere amici e no, non puoi nemmeno guardare i suoi social). Ogni contatto è una potenziale fonte di dopamina quindi ogni contatto per quanto possibile va interrotto.
  • Demolire l’immagine di noi stessi che ci ha portati a dipendere da un’altra persona e a cercare l’euforia attraverso di essa. Vuol dire lavorare su se stessi e intraprendere un percorso di crescita personale.

La ricostruzione, invece, prevede:

  • Sviluppare una nuova immagine di noi stessi, più stabile e autosufficiente, anche attraverso una “riprogrammazione del subconscio” (approfondiremo in seguito)
  • Intraprendere un percorso di terapia per identificare e affrontare le proprie vulnerabilità, e stabilire nuovi obiettivi e valori.
  • Coltivare nuovi legami e creare abitudini più sane e appaganti.
  • Intraprendere nuovi progetti che ci stimolino e ci aiutino a costruire una vita ricca di significato.

Un percorso di terapia può essere utile per identificare le cause profonde delle nostre vulnerabilità, affrontare le ferite del passato e costruire una nuova immagine di sé più solida e resiliente. Allo stesso tempo, è necessario ridurre il più possibile, se non eliminare del tutto, i contatti con la persona oggetto del desiderio (LO). Questo passo è cruciale perché il mantenimento del contatto con il LO alimenta il ciclo di dipendenza emotiva. Senza questa riduzione, i meccanismi di dipendenza chimica nel cervello rimangono attivi, rendendo più difficile il percorso di terapia e ricostruzione personale. Finché ciò non avviene, il meccanismo chimico di dipendenza, che si basa sul rilascio di dopamina associato ai segnali del LO, rimarrà attivo. Questo rende difficile interrompere il ciclo ossessivo, poiché il cervello continua a cercare gratificazione legata al LO. Tutto il lavoro fatto sul fronte della ricostruzione personale rischia di essere vanificato finché questa dinamica non viene spezzata.

Una replica a “Le fasi della limerence”

  1. […] eliminano la speranza e l’incertezza: I due elementi chiave che alimentano lo stato di limerence vengono gradualmente annullati, spezzando il ciclo […]

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CHI SONO

Mi chiamo Nada. Non sono una psicologa né una neuroscienziata, ma una ricercatrice che ha vissuto in prima persona l’esperienza della limerence. Il mio obiettivo è raccogliere e condividere le migliori fonti e informazioni disponibili per aiutare chi si trova alle prese con questa condizione, offrendo supporto e comprensione attraverso la conoscenza.

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