
A chi vive la limerence o ha uno stile di attaccamento ansioso, gli evitanti e i narcisisti sembrano uguali.
Entrambi ti fanno sentire speciale e poi ti fanno sentire niente.
Entrambi ti tengono sospeso tra un “quasi amore” e un “quasi addio”.
Entrambi ti consumano nel tentativo di capire perché.
Ma sotto la superficie, le motivazioni cambiano.
Il risultato no.
Due radici, una stessa ferita
Il narcisista si nutre di te.
L’evitante si difende da te.
Ma entrambi ti svuotano.
Il narcisista teme di perdere il potere: ti vuole finché lo fai sentire importante.
L’evitante teme di perdere se stesso: ti vuole finché non si sente intrappolato.
Così ti cercano quando ti allontani, ti respingono quando ti avvicini, e ti lasciano costantemente in bilico — abbastanza vicina da sperare, ma mai abbastanza da stare bene.
Simili, fino a sembrare la stessa persona
Quando li ami, l’effetto è lo stesso: confusione, silenzi, incoerenza, mancanza di reciprocità.
Ti danno attenzioni e poi spariscono. Ti dicono “sei speciale” e poi ti trattano come se non fossi nessuno.
Ti lasciano intuire qualcosa, ma non si espongono mai.
E ogni volta che pensi di aver capito, cambiano copione.
Con entrambi vivi un loop emotivo infinito:
ti senti in colpa, ti chiedi se hai preteso troppo, e intanto ti aggrappi a ogni gesto gentile come a una promessa.
Le differenze — ma contano davvero?
| Aspetto | Narcisista | Evitante |
|---|---|---|
| Motore interiore | Bisogno di potere e ammirazione | Paura della dipendenza e dell’invasione |
| Ferita d’origine | Mancanza di riconoscimento → falso sé grandioso | Amore invadente o imprevedibile → amore = perdita di libertà |
| Strategia | Ti controlla | Ti allontana |
| Reazione al legame | Ti idealizza e poi ti svaluta | Ti avvicina e poi si ritira |
| Obiettivo | Nutrire l’ego | Proteggere il sé |
| Risultato per te | Dolore, confusione, vuoto | Dolore, confusione, vuoto |
Ecco la verità: il perché cambia, ma il dolore resta identico.
Non importa se scappa per paura o se gioca per potere: il risultato è una storia a senso unico.
Un amore che ti toglie energia, autostima e pace.
La falsa speranza: “posso salvarlo”
Con l’evitante scatta l’istinto di accudimento: vuoi dimostrargli che può fidarsi, che l’amore non soffoca.
Con il narcisista scatta l’illusione di essere quella “diversa”, quella che lo cambierà.
In entrambi i casi, è lo stesso sogno: se resto abbastanza, capirà.
Ma non capirà.
Non puoi salvare chi non vuole essere salvato.
Non puoi guarire chi non si lascia avvicinare.
E non puoi continuare a spegnerti nel tentativo di far brillare chi si alimenta della tua luce.
La verità più difficile
Evitante o narcisista, non ti ama.
Non nel modo che conta.
Non con presenza, scelta, reciprocità.
Ti desidera quando gli servi. Ti cerca quando sei distante. Ti ignora quando ti doni.
Non è amore: è dipendenza affettiva, controllo, paura, ego.
E tu, nel mezzo, confondi il dolore con la passione, l’ansia con il desiderio, l’instabilità con la profondità.
Ma questa non è una storia d’amore. È un campo di battaglia dove uno solo sanguina: tu.
Non devi essere ansiosa per diventarlo
Molte persone leggono di attaccamento ansioso e pensano: non sono io.
Perché nella vita di tutti i giorni sono autonome, lucide, emotivamente stabili.
Non inseguono, non si aggrappano, non implorano.
Eppure, poi incontrano un evitante o un narcisista, e tutto cambia.
All’improvviso si ritrovano a controllare il telefono, a ripassare i messaggi, a non riconoscersi.
Diventano iper-vigili, in costante allerta, come se ogni gesto o silenzio dell’altro decidesse il loro valore.
Non è follia. È reazione al disequilibrio.
Quando qualcuno ti avvicina e poi ti respinge, ti confonde, ti toglie sicurezza e poi te la ridà per un attimo, il tuo sistema nervoso entra in modalità sopravvivenza.
Non sei tu che sei ansiosa: è che ti stanno togliendo continuamente la terra da sotto i piedi.
In condizioni normali, non saresti così.
Ma con loro, vivi dentro un’oscillazione costante tra speranza e minaccia.
Ogni volta che si avvicinano, ti rilassi.
Ogni volta che si allontanano, scatta il panico.
E il cervello, in quel ciclo di paura e sollievo, comincia a creare dipendenza.
Così, anche la persona più equilibrata finisce a comportarsi come se avesse un attaccamento ansioso — ma non è un tratto, è una risposta a un trauma relazionale in corso.
Il paradosso è che più sei empatica, più sei vulnerabile a questa dinamica: perché cerchi di capire, invece di riconoscere.
Cerchi motivi, cerchi soluzioni, cerchi di adattarti.
Ma non c’è niente da adattare.
C’è solo da accorgerti che stai reagendo a un caos costruito, e che la pace non tornerà finché resti dentro la tempesta.
L’unica via d’uscita
La sola cosa che puoi fare è allontanarti.
Non per punirlo, non per farlo reagire, non per fargli capire cosa ha perso.
Semplicemente per tornare a te.
Per respirare senza la tensione costante dell’attesa.
Per ricordarti chi sei quando non ti stai difendendo o giustificando.
Per ritrovare lo spazio che avevi prima che tutto diventasse un gioco di equilibrio tra ciò che dai e ciò che speri di ricevere.
Perché non importa se l’altro ha paura o se è manipolatore, se si chiude per difendersi o se ti usa per brillare — il risultato è sempre lo stesso:
una relazione asimmetrica, un dare senza ricevere, una storia dove solo uno soffre davvero.
La libertà non è vendetta, è verità
Allontanarti non è crudeltà.
È lucidità.
È scegliere di interrompere un ciclo che ti sta logorando.
È accettare che l’amore non è “capire chi scappa”, ma “camminare accanto a chi resta”.
Non lo stai lasciando per farlo tornare.
Lo stai lasciando perché hai deciso di tornare tu.











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