
La limerence, per quanto inizialmente possa sembrare una forma intensa di infatuazione, non è una semplice cotta. È uno stato mentale alterato, capace di modificare profondamente la percezione della realtà, i pensieri e i comportamenti di chi ne è coinvolto. E se non riconosciuta e gestita, può diventare pericolosa.
Pericolosa per chi la vive, ma anche per chi si trova involontariamente a essere il centro di questa ossessione: il LO (limerent object).
Come ampiamente spiegato da livingwithlimerence.com, la limerenza è uno stato mentale profondamente alterato, caratterizzato da euforia intensa, ipermotivazione e distorsione della percezione. Chi ne è colpito vive un picco emotivo che modifica radicalmente l’umore, la motivazione, le convinzioni e perfino la propria identità. Le persone limerenti percepiscono il mondo attraverso una lente deformante: l’“oggetto limerente” (LO) diventa il centro assoluto della vita mentale e affettiva, ed ogni cosa – una canzone, un gesto, un luogo – si collega a questa persona, assumendo un significato esagerato e simbolico. Le energie si concentrano nel desiderio costante di interazione o attenzione, spesso a scapito della salute, delle relazioni esistenti e della stabilità emotiva.
In molti casi, sostiene Lucy Bain, il LO è una persona emotivamente ambigua, spesso dotata di tratti narcisistici o borderline, con scarse capacità relazionali e confini poco chiari. Il loro comportamento – fatto di attenzioni intense seguite da distacco – attiva nel limerente un ciclo di ricompensa-dipendenza simile a quello delle droghe. Questo schema relazionale è tanto coinvolgente quanto distruttivo, perché promette un legame profondo e stimolante che raramente si concretizza. La persona limerente, tuttavia, tende a idealizzare il LO, fraintendere segnali ambigui come “prova d’amore” e perseverare nel legame anche di fronte a rifiuti, silenzi o umiliazioni.
Ma non è sempre il LO ad avere un ruolo attivo. Talvolta, lo stato mentale alterato nasce e si alimenta solo dentro di noi, in risposta a un gesto minimo – un sorriso, una gentilezza, una conversazione cortese – che viene amplificato e investito di significati illusori. Il LO può non avere alcun interesse né consapevolezza di ciò che sta accadendo, eppure la nostra mente limerente costruisce una narrazione romantica o mistica attorno a lui/lei.
In questi casi, la limerenza può diventare pericolosa. Può portare a comportamenti ossessivi, all’incapacità di accettare la realtà, o addirittura a forme di stalking e atti violenti. È essenziale riconoscere precocemente i segnali dell’ossessione: se una persona che conosci appena diventa il fulcro dei tuoi pensieri, se controlli i suoi spostamenti o i suoi profili, se giustifichi ogni tuo gesto con la scusa che “è amore”, allora è il momento di fermarti. La limerenza non è amore: è un’alterazione della percezione e del desiderio, e può fare male – a te stesso e agli altri.
Quando mette a rischio chi la prova
Chi si trova in uno stato limerente spesso perde lucidità. Ogni segnale da parte del LO viene amplificato, analizzato, riletto mille volte. Anche un gesto neutro, una gentilezza generica, viene vissuta come un chiaro indizio di reciprocità.
Questo può spingere la persona limerente a comportamenti sconsiderati:
- mettersi in situazioni umilianti o rischiose pur di avere un contatto;
- compromettere la propria salute mentale;
- trascurare lavoro, relazioni, amicizie;
- annullarsi nel tentativo di essere “scelti”.
In certi casi, l’ossessione può diventare così totalizzante da compromettere le funzioni quotidiane: dormire, mangiare, concentrarsi o svolgere le attività normali diventa difficile. Tutto ruota attorno al LO e al bisogno di ottenere una risposta, un segnale, un contatto.
E più il LO si allontana, più l’intensità emotiva cresce. Questo circolo vizioso può generare ansia, depressione, disturbi ossessivo-compulsivi, dipendenza emotiva e, nel peggiore dei casi, anche stati depressivi gravi.
Quando diventa un pericolo per gli altri
In alcuni casi, la limerence può sfociare in comportamenti molto più gravi: stalking, sorveglianza costante sui social, appostamenti, tentativi invasivi di contatto.
“Grazie a Internet, l’atto di osservare un’altra persona senza che questa ne sia a conoscenza o abbia dato il proprio consenso è diventato onnipresente e normalizzato: è, di fatto, il modello operativo su cui si basano molte delle più popolari piattaforme social e app, come Instagram, Facebook, TikTok e perfino reti professionali come LinkedIn. Per la maggior parte delle persone, questo comportamento non va oltre una curiosità naturale e non degenera negli stati osservabili invece in chi vive la limerenza, in cui l’oggetto d’interesse comincia a consumare la vita quotidiana della persona e i pensieri diventano ossessivi e/o intrusivi. Sebbene la limerenza condivida molte caratteristiche proprie dello stalking, chi si trova in uno stato limerente non è ancora passato (e potrebbe non passare mai) a comportamenti o azioni dannose per un’altra persona, a eccezione del soggetto stesso che vive lo stato limerente.” (Paula Bradbury, Emma Short & Paul Bleakley 2024)
È importante dirlo chiaramente: non tutte le persone limerenti agiscono in modo pericoloso, ma lo stato alterato in cui si trovano, unito a fattori preesistenti (fragilità psicologiche, tratti di personalità problematici, difficoltà nella regolazione emotiva), può diventare una miscela esplosiva.
Il ruolo del LO: inconsapevole o ambiguo
A volte il LO alimenta la limerence in modo involontario: con gesti gentili, attenzioni amichevoli, o semplicemente restando presente nella vita del limerente senza stabilire confini chiari.
Altre volte, invece, il LO può avere tratti narcisistici, evitanti o addirittura manipolatori. In questi casi, può sfruttare l’ammirazione del limerente per alimentare il proprio ego o per ottenere vantaggi.
Ma c’è anche una terza possibilità, ed è quella più frequente: il LO non fa nulla di speciale, e tutto avviene nella mente del limerente. La proiezione è così forte che qualunque gesto viene distorto, trasformato in conferma, vissuto come “segno”. E questo può generare aspettative, illusioni e, nei casi estremi, reazioni rabbiose o pericolose.
Un messaggio per chi vive la limerence
Se ti rendi conto che i tuoi pensieri stanno diventando troppo intensi, che controlli ossessivamente, che fantastichi su una relazione che non esiste davvero, fermati. Chiediti se stai ancora vedendo la realtà o se sei intrappolato in una narrazione interna. La limerence, soprattutto quando è unilaterale e prolungata, può logorare profondamente e portare a stati depressivi anche gravi. In alcuni casi, il senso di vuoto, frustrazione o disperazione può diventare tanto forte da spingere a pensieri autodistruttivi.
Se ti accorgi di attraversare una fase simile, sappi che non sei solo: tendere la mano e chiedere sostegno è una prova di consapevolezza e coraggio. Un confronto con uno psicologo o una figura di riferimento nel campo della salute mentale può aiutarti a mettere ordine nei pensieri e recuperare il contatto con la realtà.
Non serve avere tutte le risposte: basta iniziare, un passo alla volta. Anche solo parlarne può aprire uno spiraglio dove ora c’è solo confusione. E intraprendere un percorso terapeutico può aiutarti non solo a uscire dalla limerence, ma anche a capire meglio te stesso e a costruire relazioni più sane e libere in futuro.
Un messaggio per i LO
Se ti accorgi di essere il centro dell’ossessione di qualcuno, non sottovalutare la situazione. Non devi sentirti in colpa, ma è importante stabilire confini chiari. Cerca di comunicare in modo trasparente e coerente, evitando ambiguità che potrebbero essere fraintese. Non alimentare aspettative, non lasciare spazio a fraintendimenti, non usare l’ammirazione altrui per riempire i tuoi vuoti o per rafforzare il tuo ego.
Ricorda che anche l’indifferenza può essere interpretata in modo distorto da chi è in uno stato mentale alterato. Se ti senti a disagio, chiedi supporto o confrontati con qualcuno di fiducia. Non è responsabilità tua curare la persona limerente, ma puoi agire con rispetto e fermezza.
La limerence è una condizione delicata, e anche se non dipende da te, puoi scegliere di non amplificarla. La tua chiarezza può fare la differenza nel proteggere entrambe le parti da situazioni potenzialmente dannose.
Parlare della limerence in termini reali, anche scomodi, è necessario. Non per colpevolizzare, ma per proteggere. Per riconoscere i segnali, intervenire prima che si trasformi in qualcosa di doloroso, o peggio, pericoloso. La consapevolezza è la prima forma di cura.
Se leggendo ti rendi conto di aver avuto pensieri autodistruttivi o aggressivi verso te stesso o verso qualcun altro, sappi che non sei solo: chiedere aiuto è un atto di forza. Rivolgiti immediatamente a un professionista della salute mentale. Entrare in un percorso terapeutico può fare la differenza. La limerence è una condizione ancora poco conosciuta, ma può essere affrontata e superata con il giusto supporto.











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