
Quando si cerca di prendere le distanze dal Limerent Object (LO, la persona oggetto delle nostre ossessioni) attraverso il no contact o una strategia di distacco, il percorso raramente è lineare. Molti di noi sperimentano delle ricadute, momenti in cui torniamo a cercare il LO, a spiare i suoi social o persino a interagire direttamente con lui/lei. Questo processo può essere estremamente frustrante, ma è anche parte del percorso di uscita dalla limerence.
Un fattore che incide fortemente su queste ricadute è il cosiddetto hoovering da parte del LO: quelle piccole interazioni, a volte anche inconsapevoli, che ci risucchiano indietro nella spirale della limerence proprio quando stavamo cercando di distaccarci. Ma perché accade e, soprattutto, come possiamo proteggerci da questo ciclo?
Perché le ricadute sono così frequenti?
La limerence ha una forte componente neurobiologica: quando siamo in no contact, il cervello entra in uno stato di “astinenza” simile a quello di una dipendenza. Alcuni fattori che favoriscono le ricadute includono:
- Bisogno di una “dose” di dopamina → Dopo giorni o settimane senza il LO, il nostro cervello cerca disperatamente un modo per ottenere una piccola gratificazione emotiva.
- Falsa speranza → Crediamo che forse il LO abbia capito qualcosa, sia cambiato o voglia riavvicinarsi.
- Solitudine e vulnerabilità emotiva → Periodi di stress, ansia o depressione possono farci cercare conforto in ciò che conosciamo, anche se tossico.
- Trigger esterni → Una canzone, un ricordo, una conversazione che ci riporta a lui/lei.
Il ruolo dell’hoovering nel prolungare la limerence: perché il LO cerca di risucchiarti nel ciclo tossico?
Il termine hoovering deriva dal verbo inglese “to hoover”, che significa aspirare, proprio come un aspirapolvere. In ambito relazionale, si riferisce alla strategia manipolativa con cui una persona cerca di “risucchiare” un ex partner o una persona emotivamente dipendente nel proprio ciclo tossico. Questo comportamento è tipico di individui con tratti narcisistici o manipolatori, che vogliono mantenere il controllo emotivo sulla vittima anche senza un reale interesse a costruire una relazione sana.
Lucy Bain nel suo libro spiega chiaramente che “solo le persone che, a loro volta, affrontano bisogni insoddisfatti e/o hanno forti tratti narcisistici continueranno a cercarti quando stai chiaramente soffrendo ed è evidente che il tuo stato psicologico sia compromesso a causa loro. I sentimenti di limerenza raramente passano inosservati; la tua energia verso il tuo LO probabilmente ti tradirà, indipendentemente da quanto cerchi di mantenere la compostezza con loro.
Inoltre, un adulto normale tenderà a sentirsi, almeno in parte, in imbarazzo e a disagio nel rendersi conto che qualcuno li adora in modo sconsiderato senza che questi sentimenti siano ricambiati. Tuttavia, i LO di solito non affrontano apertamente il cosiddetto “elefante nella stanza”, ovvero il tuo stato di innamoramento non corrisposto.
Perché? Potrebbe essere che il tuo LO sia davvero inconsapevole dei tuoi sentimenti, magari perché la vostra connessione è puramente fantastica (cioè inesistente) o perché ha un grave deficit di empatia. Tuttavia, è altrettanto probabile che eviti di affrontare l’ovvio perché, in qualche modo, questa dinamica gli procura piacere. Quando trasmetti ammirazione e soggezione incondizionate, stai inconsapevolmente aiutando il tuo LO a gestire le proprie insicurezze e sofferenze, confermandogli di essere amato, attraente, potente, speciale o rilevante—qualsiasi cosa abbia bisogno di sentirsi.”
Spesso, tendiamo erroneamente a interpretare il ritorno del LO come un segnale di interesse autentico nei nostri confronti, quando in realtà si tratta di un’azione strumentale. Il LO non sta tornando perché ci ama o perché ha realizzato di voler stare con noi, ma perché la nostra ammirazione gli è utile per colmare un vuoto interno o soddisfare un bisogno egoistico. In questa dinamica, il LO ci sta usando, senza rispettare i nostri confini emotivi. Questo meccanismo rende ancora più difficile distaccarsi e porta a una spirale di speranza e delusione che alimenta la limerence invece di spegnerla.
L’hoovering è un comportamento in cui il LO, consapevolmente o meno, cerca di risucchiarti nel ciclo tossico per mantenere il controllo emotivo sulla tua attenzione. Ci riporta nel ciclo ossessivo con azioni apparentemente innocue. Alcuni esempi includono:
- Un like o un commento su un nostro post.
- Un messaggio improvviso dopo settimane di silenzio.
- Un invito apparentemente innocente per un caffè.
- Parole o gesti che lasciano spazio all’ambiguità (“Mi manchi, ma non posso”, “Ho bisogno di tempo”, “Ti penso ancora”).
Questi piccoli segnali mandano il nostro cervello in tilt, facendoci tornare nel loop della limerence. Anche se il LO non ha cattive intenzioni, il suo comportamento attiva il nostro bisogno di speranza e di dopamina, facendoci riprendere l’ossessione da capo.
Tuttavia, è anche possibile che il LO stia inconsciamente cercando di mantenere il controllo sulle nostre attenzioni. Gli manchiamo non tanto per chi siamo, ma per il modo in cui lo facevamo sentire: speciale, idealizzato, al centro dei nostri pensieri. Se il LO ha tratti narcisistici, potrebbe voler verificare di avere ancora potere su di noi e di poterci avere ogni volta che vuole, senza un reale interesse nel costruire qualcosa di concreto. Questa dinamica prolunga la limerence e ci impedisce di guarire.
Come contrastare le ricadute e l’hoovering
1. Comprendere che le ricadute fanno parte del percorso
Cadere non significa fallire. La cosa più importante è rendersi conto di cosa ci ha fatto ricadere e usare quell’esperienza per rafforzare la nostra strategia di distacco.
2. Riconoscere l’hoovering per quello che è
Se il LO si fa vivo con gesti ambigui, chiediti: “Questa interazione cambia qualcosa in modo concreto o sta solo riaccendendo il mio attaccamento?” Nella maggior parte dei casi, è solo un modo per mantenere vivo il legame senza un vero impegno da parte sua.
3. Bloccare ogni forma di accesso
- Social media → Bloccare o nascondere i profili del LO per evitare di cadere nella tentazione di controllarlo.
- Contatti diretti → Eliminare il suo numero o almeno silenziare le notifiche.
- Evitare i trigger ambientali → Se possibile, ridurre l’esposizione ai luoghi o alle situazioni che potrebbero farci incrociare il LO.
4. Creare nuove fonti di gratificazione emotiva
Sostituire il bisogno del LO con altre attività che rilasciano dopamina e serotonina:
- Sport e movimento fisico
- Hobby creativi o nuovi progetti
- Supporto sociale (amici, famiglia, gruppi di supporto)
5. Pianificare una risposta in caso di ricaduta
Quando senti il bisogno di contattare il LO, scrivi cosa provi e analizza la tua emozione. Aspetta almeno 24 ore prima di agire: spesso, il desiderio di contatto cala da solo.
6. Cercare supporto professionale
Se le ricadute diventano continue e il dolore non accenna a diminuire, una terapia può aiutare a lavorare sulle radici della limerence e sulla dipendenza emotiva.
Conclusione: il no contact funziona, ma richiede tempo
Le ricadute nel no contact non significano che non stiamo facendo progressi. Sono solo parte del processo di disintossicazione da un legame che ci ha tenuti emotivamente intrappolati.
Il segreto è essere pazienti con se stessi, riconoscere i segnali dell’hoovering e costruire alternative sane che ci aiutino a superare la dipendenza emotiva. Con il tempo, il LO perderà il suo potere su di noi e saremo finalmente liberi di voltare pagina.
Se hai vissuto ricadute durante il distacco, quali strategie ti hanno aiutato di più a uscirne? Condividile nei commenti!












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