Il potere della fantasia

La limerenza si radica nella nostra mente, alimentandosi dei nostri pensieri e trasformandoli in emozioni. Si insinua nei momenti di fragilità, offrendo una distrazione dalla realtà e creando un mondo emotivamente intenso che maschera problemi profondi che evitiamo di affrontare.

Dopo il primo contatto con la persona oggetto del nostro desiderio (LO, limerent object), il primo elemento che ci accompagna verso la trappola è la percezione di quella che possiamo considerare “la scintilla” (l’attrazione verso quella determinata persona, il “colpo di fulmine”), alimentata anche dal comportamento del nostro LO che, intenzionalmente o meno, ci invia segnali che interpretiamo come possibili indizi di interesse reciproco.

Questa è la miccia, ma la nostra mente fornisce il combustibile che alimenta la fiamma. Sogni romantici e fantasie idealizzate ingannano il cervello, facendogli percepire quegli scenari come reali e generando emozioni così intense da creare un’effimera sensazione di benessere.

A quanto pare, il cervello non distingue tra realtà e immaginazione. Studi neuroscientifici dimostrano che le stesse aree cerebrali responsabili dell’elaborazione degli stimoli reali vengono attivate anche quando pensiamo a situazioni immaginate, creando risposte emotive autentiche. Il cervello non reagisce solo agli eventi, reagisce anche ai pensieri. Così come il pensiero di qualcosa che ci mette ansia può portare ad un’accelerazione del battito cardiaco, sudori freddi, eccetera, il solo fantasticare sul nostro LO può darci delle scariche di dopamina talmente forti da generare una vera e propria dipendenza.

In poco tempo, quella che sembrava un’innocente distrazione (fantasticare su una persona) si trasforma in una trappola dalla quale non sappiamo più uscire. I pensieri arrivano anche quando non li chiamiamo, diventano intrusivi, si presentano senza chiedere permesso, focalizzano completamente la nostra attenzione, non ci permettono di concentrarci sulle attività e sulle persone che abbiamo attorno. Diventano sempre più frequenti, perché senza di essi la realtà ci sembra grigia, e ci rifiutiamo di guardarla.

Plasmano il nostro subconscio, e ci troviamo senza rendercene conto ad intraprendere azioni stupide, rischiose, a volte anche immorali, solo per andare incontro alle nostre fantasie. Se il LO della realtà non risponde come il LO della nostra testa, la delusione è talmente forte da farci precipitare in uno stato di confusione, rabbia, tristezza.

Nella nostra fantasia il nostro LO è un essere perfetto, senza difetti, che sta lassù su un piedistallo e nessun altro essere al mondo riuscirà ad eguagliarlo. Ignoriamo le “red flag”, non ci accorgiamo di avere di fronte magari persone potenzialmente maligne e manipolatrici. La persona nella nostra testa si allontana sempre di più dalla persona che esiste nella realtà. Ci siamo innamorati di una fantasia, nessun’altra persona reale potrà mai eguagliare un personaggio immaginato.

Ci sono casi estremi di limerence verso persone con cui non ci siamo nemmeno rivolti la parola: sconosciuti sui mezzi, celebrità, scambi di sguardi in mezzo alla folla. Ad esempio, un semplice incontro fugace con uno sconosciuto in treno, segnato da un sorriso o uno sguardo prolungato, può attivare un intero mondo di fantasie romantiche. La mente inizia a costruire una storia immaginaria, attribuendo intenzioni e sentimenti inesistenti, alimentando così la fiamma della limerenza.

La fantasia sostiene la speranza e ci lega a persone con cui, in realtà, non esistono prospettive. Posticipa il distacco e ci impedisce di andare avanti. Alimenta la speranza e rafforza l’incertezza, due elementi centrali della limerenza. Inoltre, ci porta ad associare il nostro LO al benessere, attivando il circuito del premio, un meccanismo neurologico che rilascia dopamina in risposta a stimoli piacevoli, generando una dipendenza simile a quella causata da sostanze o comportamenti compulsivi.

Che cosa fare quindi?

Un primo passo fondamentale è quello di cercare di bloccare immediatamente le fantasie. Fosse facile!! Come si fa?

  1. Sostituire i pensieri positivi con pensieri negativi: cercare di rovinare le nostre stesse fantasie, pensare alle conseguenze negative che questa storia ha sulla nostra vita. Ad esempio, immaginare una conversazione difficile con il LO che porta a un rifiuto chiaro o pensare a quanto tempo prezioso stiamo sprecando nell’ossessione. Personalmente trovo questo molto efficace, ma il lato negativo è che dopo mi sento ancora più depressa e in ansia.
  2. Distrarci in altre attività: Da mia esperienza personale, questo funziona solo se faccio due cose contemporaneamente. Camminare e ascoltare un podcast. Dipingere e ascoltare della musica. Chiacchierare con qualcuno al telefono e scarabocchiare. Giocare a Tetris sul telefono ascoltando qualcos’altro.
  3. Utilizzare alcuni stratagemmi pratici: Alzarsi in piedi di scatto, cambiare stanza o tenere un elastico sul polso e tirarlo per ritornare in fretta alla realtà. Un’altra tecnica è il metodo del “5-4-3-2-1”: concentrarsi su cinque cose che vediamo, quattro che possiamo toccare, tre che possiamo sentire, due che possiamo odorare e una che possiamo assaporare, per radicarsi nel momento presente. Tecniche di mindfulness o meditazione possono anche aiutarci a osservare i nostri pensieri da un punto di vista esterno e neutrale.
  4. Riprogrammare il subconscio: Cominciare a immaginare una versione di noi stessi libera da questa trappola in cui ci siamo infilati. Un esercizio utile è visualizzare dettagliatamente una vita in cui ci sentiamo completi e realizzati senza dipendere dal LO. Possiamo immaginare situazioni specifiche in cui ci comportiamo in modo autonomo e soddisfatto, come uscire con amici, dedicarsi a una passione o ricevere riconoscimenti sul lavoro. Scrivere un diario in cui descriviamo i nostri successi futuri può aiutare a consolidare questa visione positiva.

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CHI SONO

Mi chiamo Nada. Non sono una psicologa né una neuroscienziata, ma una ricercatrice che ha vissuto in prima persona l’esperienza della limerence. Il mio obiettivo è raccogliere e condividere le migliori fonti e informazioni disponibili per aiutare chi si trova alle prese con questa condizione, offrendo supporto e comprensione attraverso la conoscenza.

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